Indice articoli    Home

Riflessi di Città

PAROLE E GRAFFITI


    Ci sono le scritte politiche. Tra queste, l’incitamento a mettere “al rogo i cannisti” subito trasformato in “al rogo i fascisti”, i quali si dichiarano immediatamente “fascisti puliti”, per insultare i “comunisti sporchi”. E di fronte all’ospedale, c’è “meno comunismo e più pulizia”, ma forse avrebbero voluto dire “più polizia”. Funziona così, anche per le scritte politiche, che la grammatica ed il vocabolario ne vengano stravolti.
     Poi si vedono le scritte d’amore.A Foggia, “Ti amo Becky” lo troviamo ripetuto sui muri e per terra, forse perché l’innamorata non ne vuole sapere e lui ci ritorna, un giorno con lo spray oro e un altro con l’argento. “Ti amo Becky”, “Ti amo Becky”, “Ti amo Becky”. Perciò a noi verrebbe voglia di conoscerla questa Becky, per chiederle perché non gli dice finalmente di sì, così questo cretino la smette.
     Ci sono poi le scritte demenziali. Innanzitutto le firme. Firme arrotolate, stilizzate, sottili, a chiocciola, a nido d’ape. Il giovane firmatario passa e vede il proprio segno identificativo sul muro. Ah, che soddisfazione! In tale modo l’uomo impara la scrittura, partendo dallo scarabocchio e da frasi senza senso, di cui da bambino s’inorgoglisce. L’unica parola che possa avere un senso è quella ripetuta a tanti angoli di strada ed è “AITA”, che a ben guardare è un’atavica richiesta di aiuto.
     E, per finire, l’imbrattamento. Una volta era il pugno, gigantesco, a dita iperreali. Ma questa è un’immagine d’altri tempi. Adesso dominano i mostri, fauci spalancate senza tempo e macchie chiaro-scure senza pregnanza, sparate con montagne di bombolette sopra muri e treni incustoditi.
     Chissà se gl’insegnanti, così dediti all’analisi dei testi classici, si soffermano qualche volta a discutere di tutto questo, sia che vogliano valorizzare i geroglifici nostrani sia per evitare che, nel prossimo futuro, salga al potere una generazione d’insozzatori senza parole.
    

Indice articoli    Home